Chigiana Journal of Musicological Studies https://limateneo.com/index.php/chigiana <p><strong>Chigiana</strong>, <strong>Journal of Musicological Studies</strong> è una rivista accademica annuale <em>peer-reviewed</em> fondata nel 1939 dall'Accademia Musicale Chigiana di Siena.</p> <p>Attraverso i suoi numeri monografici annuali, la rivista promuove la ricerca su tutti i repertori musicali, le tradizioni e le pratiche che abbracciano luoghi e tempi diversi, tra cui la musica d'arte occidentale, i repertori trasmessi oralmente, la musica mediata e/o prodotta tecnologicamente, i media audiovisivi. Pur mantenendo i più alti standard accademici nella diffusione della conoscenza in tutta la disciplina, la rivista mira a comunicare prospettive specialistiche a un pubblico più ampio.</p> <p><a href="https://www.journal.chigiana.org/" target="_blank" rel="noopener">https://www.journal.chigiana.org/</a></p> LIM Editrice it-IT Chigiana Journal of Musicological Studies Introduzione https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/93 <p>In questo volume, che raccoglie in larga misura, e con qualche aggiunta, i frutti del convegno internazionale dallo stesso titolo organizzato nel dicembre del 2021 dall’Accademia Musicale Chigiana di Siena, 4 l’attenzione è rivolta invece al “lungo diciannovesimo secolo” — secondo la celebre definizione di Eric Hobsbawm — ossia il periodo compreso all’incirca tra il 1789 e il 1914. La raccolta, come il convegno a cui ha attinto, ha un taglio assai più storico che teorico. Lo scopo precipuo dei saggi che la compongono non è di delineare una teoria generale del rapporto tra potere e musica — benché non manchino spunti di riflessione significativi in tal senso — né di presentare una serie di casi di studio volti a dimostrare una particolare teoria. L’intento, piuttosto, è di offrire una panoramica il più possibile variegata sulle modalità di relazione tra musica e potere che caratterizzarono il “secolo lungo”.</p> Fabrizio Della Seta Massimiliano Locanto Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Music, Mimetic Manipulation, and the Politics of Power in Imperial Germany https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/94 <div class="rte"> <p>L’articolo esamina le diverse modalità di potere operanti nel diciannovesimo secolo (dal <em>soft power</em> al biopotere, fino ad altre forme più coercitive di potere disciplinare), e il modo in cui si sono servite della musica. L’indagine si concentra sulle relazioni tra meccanismi di potere ed effetti della musica sul corpo e sulla mente, utilizzando la teoria mimetica per mettere in luce la valenza della musica come agente del potere politico. Attraverso l’analisi di testi e pratiche della Germania di epoca imperiale, vengono presi in esame i modi in cui il regime e gli enti ad esso collegati hanno usato la musica come mezzo per ottenere consenso e manipolare le masse. Partendo dalla critica della <em>mimesis</em> wagneriana elaborata da Nietzsche, vengono approfonditi concetti di più ampia portata legati al potere mimetico della musica, come la sua capacità di fungere da “macchina di identificazione” che permette di aggregare gli individui e di veicolare un senso di collettività e di appartenenza. L’articolo si concentra su tre esempi di manipolazione mimetica: la musica come strumento di esercizio di <em>soft power</em> durante il regime di Guglielmo II; il ruolo della musica al servizio del potere disciplinare e come mezzo per diffondere il militarismo; l’impiego della musica per strumentalizzare i soggetti coloniali e uniformarli all’immagine dei sovrani dell’impero.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6603-music-mimetic-manipulation-and-the-politics-of-power-in-imperial-germany-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim" target="_blank" rel="noopener">https://www.lim.it/it/chigiana/6603-music-mimetic-manipulation</a></p> </div> James Garratt Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Music, Power, and Changing Semantics of Time in the Long Nineteenth Century https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/95 <div class="rte"> <p>Nessun’altra forma d’arte è così coinvolta nella rappresentazione del tempo come la musica. Ciò la rende particolarmente rilevante ai fini dell’indagine sulle relazioni tra la mutevole semantica del tempo storico e l’esercizio del potere. Concentrandosi sull’Europa nel lungo diciannovesimo secolo, quest’articolo esamina appunto tali connessioni dal periodo caratterizzato dall’assolutismo illuminato fino all’affacciarsi dell’«Età degli estremi». Durante questo periodo, ogni volta che l’esperienza del passato risultò non più sufficiente a conferire un senso al presente, si resero necessarie nuove forme estetiche per articolare la cangiante esperienza del tempo storico. Da questo rapporto continuamente mutevole tra passato e futuro, tra continuità e cambiamento, la musica appare come una risposta diretta all’esperienza del tempo.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6604-music-power-and-changing-semantics-of-time-in-the-long-nineteenth-century-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6604-music-power-and-changing-semantics</a></p> </div> Axel Körner Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Nobilissime logge per la Real Corte https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/96 <div class="rte"> <p>Le grandi logge che nei teatri vengono definite a seconda dei casi Reali, Imperiali, Granducali o di Corona sono presenti in pressoché tutte le sale all’italiana costruite tra la fine del diciottesimo secolo e la costituzione del Regno d’Italia nel 1861. Assolvono al ruolo di luoghi di rappresentanza del potere politico, completando così la topografia gerarchica loro connaturata. Il saggio indaga sui significati simbolici attribuiti a quegli spazi, sugli usi che ne vengono fatti, sulle trasformazioni che eventualmente conoscono, a partire da affondi archivistici su alcuni grandi teatri, in particolare quelli di Venezia, Torino, Napoli e Parma. Quanto e come i teatri sono dunque utilizzati nel primo Ottocento come luoghi di rappresentanza reale e si inseriscono nel quadro del rilancio postrivoluzionario delle monarchie? A partire dal caso di Venezia, dove il valore simbolico del palco imperiale diventa particolarmente evidente durante la fase repubblicana del 1848, il contributo prova a rileggere alcune politiche culturali sviluppate negli stati italiani restaurati, per arrivare infine a mostrare che le sale teatrali tendono a configurarsi nella prima metà dell’Ottocento come spazi ibridi tra monarchia e mercato, tra rinnovate esigenze di valorizzazione dinastica, obiettivi produttivi e spettacolari degli impresari, esigenze e richieste del pubblico.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6605-nobilissime-logge-per-la-real-corte-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6605-nobilissime-logge</a></p> </div> Carlotta Sorba Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Opera in the Bathroom https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/97 <div class="rte"> <p>Nel diciannovesimo secolo lo stato francese controllava i teatri operistici e di prosa, nonché le forze creative che li sostenevano, attraverso varie forme di esercizio del potere. Grazie a una serie di licenze, <em>cahiers de charges</em> e altri strumenti legislativi, i vari regimi potevano gestire la politica del settore teatrale; al contempo, le istituzioni, gli impresari, i compositori e i librettisti potevano tentare di piegare quelle forme di esercizio del potere ai propri fini, confermando così la visione secondo cui in una data cultura vi è ovunque un potere che può essere sfruttato in qualche modo. Nel Secondo Impero l’Opéra fu rilevata da un gruppo di politici di alto rango, mentre le restrizioni legali per i restanti settori della cultura teatrale e operistica francese cominciarono lentamente ad allentarsi, finché la legislazione venne abrogata nel 1864. In questo contesto, si sa ancora relativamente poco del potere esercitato all’interno della cultura dall’<em>opéra de salon,</em> che si affermò intorno al 1850. L’<em>opérette </em>e l’<em>opéra comique</em> in un solo atto, di solito caratterizzate da dimensioni ridotte e dall’uso del dialogo parlato, vennero utilizzate durante il Secondo Impero come strumento di esibizione del potere individuale e di autocelebrazione da parte di ricchi e aristocratici parigini, come membri della famiglia imperiale, banchieri e industriali, che sfruttavano a proprio vantaggio il potere esercitato dallo stato sui generi teatrali. La musica e il teatro divennero beni che potevano essere esibiti in casa propria, accanto ad altre manifestazioni del potere domestico come l’opulenza materiale, le collezioni d’arte, l’abbigliamento e il portamento. Grazie ai suoi caratteri di mobilità e adattabilità, il genere dell’<em>opéra de salon</em> diede ai privati l’opportunità di installare teatri temporanei nei loro <em>salons</em> (molti dei quali erano di dimensioni considerevoli) o di affittare spazi pubblici — sale da concerto, studi di architetti o i <em>Néothermes</em> di recente apertura — per esibire il loro potere finanziario e, indirettamente, il loro potere artistico attraverso questo genere emergente.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6606-opera-in-the-bathroom-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6606-opera-in-the-bathroom</a></p> </div> Mark Everist Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Topsy-Turvy or Mainstream? https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/98 <div class="rte"> <p>La commedia musicale fu un potente mezzo di sostegno dell’ideologia coloniale nella Gran Bretagna tardo-vittoriana, grazie all’immensa popolarità del genere e alla sua ampia sfera di influenza, ma anche per il forte impatto che la spettacolarità degli aspetti visivi esercitava sugli spettatori. Le interazioni tra i personaggi britannici e i nativi delle colonie rispecchiavano chiaramente l’idea della superiorità britannica, soprattutto nelle relazioni sentimentali ma anche in altri ambiti, come il commercio o la cultura. Anche le questioni relative alle strutture di potere, come i cambiamenti nel sistema tradizionale delle classi sociali o la ricerca di una maggiore indipendenza da parte delle donne, venivano rappresentati in termini molto espliciti. In epoca tardo-vittoriana, tuttavia, molti cominciarono ad avere difficoltà a capire quale fosse il proprio posto in una società in continuo cambiamento, che sembrava mettere in discussione tradizioni e istituzioni che per decenni erano state considerate certe e inamovibili. Oltre a influenzare molti aspetti della vita quotidiana come la comunicazione, il commercio e i viaggi, questi cambiamenti generarono un clima di ansia e incertezza sul futuro. In questo contesto il teatro musicale popolare esercitò un ruolo decisivo non solo per intrattenere e distrarre, ma anche per rassicurare le ansie degli spettatori, offrendo modelli utili ad affrontare i cambiamenti attraverso la rappresentazione di situazioni esemplari ed emblematiche. In questo articolo si mostra come opere oggi poco note come <em>The Geisha</em>, <em>San Toy</em> e <em>Florodora</em>, che ebbero un enorme successo a livello internazionale negli anni Novanta dell’Ottocento, ci restituiscano un’immagine eloquente di questioni politiche e sociali di particolare rilievo per l’epoca, riflettendo lo spostamento degli equilibri di potere attraverso la cultura popolare.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6607-topsy-turvy-or-mainstream-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6607-topsy-turvy</a></p> </div> Sonja Starkmeth Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 «Sei er gefehmt, sei er gebannt!» https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/99 <div class="rte"> <p>Del <em>Tannhäuser</em> è invalsa una lettura di taglio simbolista, che interpreta la vicenda come una lotta interiore fra «la carne e lo spirito», fra «Satana e Dio» (Baudelaire, 1861). Il saggio pone invece in evidenza la matrice sociologica dell’opera e i suoi referenti storici, sulla scorta degli originari paratesti veicolati dal compositore. Nella prima edizione del libretto (1845), Wagner spiegava come la dea germanica Holda, «dolce e misericordiosa», fosse stata costretta all’esilio, a seguito dell’egemonia del cristianesimo; dimenticata da tutti, prese il nome di Venere e per sopravvivere allo stigma si fece padrona (in realtà schiava) di un paradiso artificiale. <em>Tannhäuser</em> diventa così una riflessione a tutto tondo sui rapporti di potere, sulla dialettica tra singolo e comunità, sul confine che separa le vittime dai carnefici. L’analisi della drammaturgia, connessa alle tesi degli scritti zurighesi, fa emergere il senso sociopolitico della redenzione, che Wagner declina con accenti diversi: in origine, la morte d’amore era concepita come “<em>salus extra ecclesiam</em>”, fuga solitaria dall’oppressione della legge; nel nuovo finale, scritto nel 1847, l’eroe morente si ritrova circondato dai cavalieri e dal langravio, in una scena di massa simile a un rito sacrificale, che riafferma l’ordine costituito. Tali dinamiche vengono poi indagate nel <em>Tristan</em> e nel <em>Parsifal</em>, al fine di mostrare l’evoluzione del pensiero wagneriano e l’ambiguità dei suoi approdi. Se in Isotta rivivono le doti primaverili della dea Holda e l’utopia di una sintesi fra le scissioni dell’umano, nel dramma sacro non c’è più spazio per donne redentrici: la salvezza è tutta al maschile e il mistico canto del Graal rischia di apparire come un esorcismo, emblema di un potere immutabile ed escludente. La comunità degli eletti vivrà in eterno, forte dei propri riti, mentre Kundry non riesce a reggere lo sguardo e soccombe. Da che parte sta la ragione? Chi “vince” e chi “perde” nello schema del racconto? Un’analisi comparata del finale del <em>Parsifal</em>, nei suoi nessi intertestuali con i precedenti drammi, offre la chiave di una possibile esegesi.&nbsp;</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6608-sei-er-gefehmt-sei-er-gebannt-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6608-sei-er-gefehmt</a></p> </div> Francesco Fontanelli Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 La Chapelle royale durante la Restaurazione (1814–1830) https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/100 <div class="rte"> <p>Le grandi manifestazioni legate al rituale monarchico costituiscono una tipologia di espressione del potere politico dove le forme di rappresentazione dello stato includono gesti e comportamenti in cui la musica è parte integrante del cerimoniale. Questo significato politico dato alla musica come mezzo per manifestare l’immagine e la forza del potere assunse grande rilevanza nella Francia della Restaurazione, dove i Borbone cercarono in ogni modo di “dimenticare” la Rivoluzione e gli anni dell’impero napoleonico. Ripristinata da Luigi XVIII nel 1814, la Chapelle royale alle Tuileries ebbe un ruolo molto importante in questo senso, grazie ai due sovrintendenti Jean-François Lesueur e Luigi Cherubini. Il ruolo politico e artistico della Chapelle royale si manifestava nei numerosi eventi pubblici in cui questa istituzione poteva rappresentare pienamente la nuova immagine della regalità e il suo esercizio del potere: il cerimoniale di stato (incoronazioni e funerali reali), il cerimoniale di corte (nascite, matrimoni e feste pubbliche) e i riti quotidiani (messe e grandi cerimonie religiose). Questi rituali trovavano nella musica l’espressione fondamentale dell’intero apparato e delle svariate forme di rappresentazione del potere offerte dal cerimoniale.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6609-la-chapelle-royale-durante-la-restaurazione-18141830-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6609-la-chapelle-royale-durante-la-restaurazione</a></p> </div> Galliano Ciliberti Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Choral Societies and Political Power in the Cities of Bern and Fribourg in the Nineteenth Century https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/101 <div class="rte"> <p>In tutta Europa, nel corso del diciannovesimo secolo, vennero fondate numerose società corali maschili. In alcuni paesi erano sostenute dalle autorità politiche, che le utilizzavano come mezzo per promuovere i loro ideali, mentre in altre regioni erano considerate una minaccia al regime. Nel caso della Svizzera, vari studiosi hanno evidenziato una relazione tra posizioni politiche liberali e cori maschili, ma finora poco è stato scritto sull’attività e lo sviluppo delle società corali in contesti e momenti storici in cui i liberali non avevano la maggioranza di governo. Che relazione ci fu, in questi casi, tra cori e autorità politiche? Come hanno influito gli sviluppi politici e le lotte di potere sull’attività corale? Questo articolo si concentra sul rapporto tra i cori maschili e le autorità cittadine di Berna e Friburgo nel corso dell’Ottocento. Attraverso l’esame di varie fonti documentarie come lettere, liste di membri e pubblicazioni giubilari, si ricostruisce l’attività di importanti cori maschili di queste due città alla luce dei contesti di governo locale e regionale. Oltre a discutere le posizioni politiche dei cori e le loro conseguenze, si dimostra anche come questi cori fossero parte integrante del gioco del potere politico.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6610-choral-societies-and-political-power-in-the-cities-of-bern-and-fribourg-in-the-nineteenth-century-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6610-choral-societies-and-political-power</a></p> </div> Caiti Hauck Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Playing for Supremacy, or The International Contest of Military Bands in 1867 https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/102 <div class="rte"> <p>L’Esposizione universale di Parigi del 1867 fu teatro di un evento eccezionale nella storia della musica per fiati. Dieci bande militari di tutta Europa furono inviate a Parigi per rappresentare le loro nazioni, in un concorso musicale che si svolse nell’enorme Palazzo dell’Industria. Sin dalla prima <em>Great Exhibition of Works of Industry of all Nations</em> organizzata a Londra nel 1851, le esposizioni promossero l’idea della competizione: favorendo i contatti tra le persone sul piano politico e culturale, e promuovendo l’industria e il commercio tra i paesi partecipanti, le esposizioni accentuavano la diversità delle culture, fornendo una vetrina alla rappresentazione del potere nazionale. I nuovi concorsi inseriti nell’ambito dell’esposizione d’arte del 1867, tra cui il Concorso Internazionale di Bande Militari, permettevano alle nazioni di fronteggiarsi non solo per la supremazia nei campi dell’industria, dell’arte e della scienza, ma anche per il predominio in ambito musicale. Già mesi prima dell’inizio del concorso, i giornali e le riviste europee riportarono in dettaglio notizie sulle bande partecipanti e sulle modalità di svolgimento del concorso. Questa campagna di comunicazione divenne ancor più massiccia e incisiva dopo che le bande militari di Austria, Prussia e Francia, le grandi potenze politiche dell’epoca, si aggiudicarono il primo posto.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6611-playing-for-supremacy-or-the-international-contest-of-military-bands-in-1867-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6611-playing-for-supremacy</a></p> </div> Verena Paul Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 The Tunisian Mālūf during French Protectorate https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/103 <div class="rte"> <p>L’articolo si concentra sul repertorio della <em>Nūba</em> (suite) utilizzato per le cerimonie militari presso il Bey di Tunisi alla fine del diciannovesimo secolo. Attraverso il manoscritto <em>Safāyn al-Mālūf al-Tūnisī</em> (L’album del <em>Mālūf </em>tunisino) del 1872 il <em>Mālūf</em>, patrimonio musicale arabo-andaluso che affonda le sue radici nella tradizione cortese della Spagna islamica medievale, ha subito un processo di ridefinizione dalla trasmissione orale alla notazione occidentale. Questa ricerca offre una nuova chiave di lettura dei modi in cui questo genere nordafricano è stato discusso nell’ambito della musicologia araba e occidentale. Esaminando la tensione tra coloni francesi e nativi tunisini durante il protettorato francese (1881), si mostra come i musicisti locali abbiano contribuito in modo significativo alla resistenza contro il dominio coloniale, utilizzando le pubblicazioni per diffondere una lettura musicale del processo di autodeterminazione tunisina.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6612-the-tunisian-maluf-during-french-protectorate-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6612-the-tunisian-maluf-during-french-protectorate</a></p> </div> Salvatore Morra Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Exporting Naples https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/104 <div class="rte"> <p>Napoli ha esercitato una notevole egemonia culturale sulle aree circostanti nel corso del diciannovesimo secolo, estendendo la propria influenza oltre confine, complice la massiccia ondata migratoria verso le Americhe. Verso la metà dell’Ottocento la città divenne il centro di una nascente <em>popular</em> <em>music</em> che suscitò interesse in molte parti del mondo, entrando stabilmente nel repertorio della <em>salon music</em>. Il presente lavoro intende mappare la diffusione del canzoniere napoletano all’estero, che si affermò in due principali modalità: inizialmente fu assimilato come prodotto per la classe media, nobilitato da compositori di provenienza classica; quindi, produsse un altro tipo di ibridazione favorito dall’emigrazione e dall’“effetto nostalgia” legato alla città. Con l’avvento dei dischi, la fama della canzone napoletana raggiunse l’apice in Europa, Americhe, Asia e Oceania. Progressivamente plasmata come prodotto <em>glocal</em>, la canzone napoletana ha funzionato come <em>brand</em> anticipando l’idea del “Made in Italy” e offrendosi dunque come importante caso-studio nell’emergente ambito della transculturalità.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6613-exporting-naples-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6613-exporting-naples</a></p> </div> Paolo Prato Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4 Potere e influenza dell’industria culturale https://limateneo.com/index.php/chigiana/article/view/105 <div class="rte"> <p>Il quadro culturale ed economico italiano, a cavallo tra Ottocento e Novecento, è caratterizzato da forze di segno opposto. L’accelerazione del comparto industriale non è sufficiente a mitigare le discrepanze tra Nord e Sud, e la politica mediatrice di Giolitti non riesce ad arginare la diffusione di spinte anti-democratiche: alla certezza di un progresso inarrestabile si accompagna dunque una diffusa e radicata percezione della crisi. In uno scenario così complesso, l’editoria e la pubblicistica musicale interagiscono con una “massa” sempre più assimilabile a un grande pubblico, per sua natura mutevole e influenzabile. Giulio Ricordi, alla guida dell’impresa familiare nel suo momento di massima fortuna (1888–1912), si rende protagonista di una progettualità ambiziosa, capace di dialogare <em>in toto </em>con la cultura contemporanea . Del quarto di secolo “targato” Giulio Ricordi, i periodici «Musica e Musicisti» (1902–1905) e «Ars et Labor» (1906–1912) rappresentano le più riuscite ed efficaci realizzazioni, attraverso un utilizzo pervasivo del <em>medium </em>visivo (pregiate illustrazioni d’autore e fotografie) e una comunicazione rassicurante e anti-elitaria. Quale scenario musicale e culturale può essere ricostruito grazie a un’analisi approfondita e multidimensionale dei periodici in esame? È possibile individuare un’“intenzionalità comunicativa” sussunta da un’effettiva strategia di potere? Nel tentare di dare risposta a questi interrogativi, il nostro contributo cercherà di riflettere sulle continue “negoziazioni del potere” all’interno della “narrazione” (musicale e culturale) promossa da Giulio Ricordi all’ala del ventesimo secolo.</p> <p><a href="https://www.lim.it/it/chigiana/6614-potere-e-influenza-dellindustria-culturale-9788855433150.html#/1-tipo_prodotto-pdf_lim">https://www.lim.it/it/chigiana/6614-potere-e-influenza-dellindustria-culturale</a></p> </div> Alessandro Avallone Emanuele Franceschetti Copyright (c) 2023 Chigiana Journal of Musicological Studies 2023-12-02 2023-12-02 52 III, 4