In the Quest for Variety
Analysis of Performances of the Prelude from Bach’s Cello Suite no. 4, BWV 1011
Abstract
La varietà nell’esecuzione musicale è stata considerata qualcosa di naturale sul fronte degli strumentisti (Godlovitch, 1988; Margulis, 2014; Smith, 1993). In effetti, la ricerca su questo argomento ha riguardato sia i modelli performativi che variano nel corso di una determinata interpretazione (Rink, Spiro e Gold 2011), sia le differenti esecuzioni di un determinato brano (Fabian 2015; Fabian e Ornoy 2009; Llorens 2018; 2021b; Ornoy 2008). Tuttavia, nella maggior parte dei casi, una discussione in merito ha riguardato per lo più commenti secondari e molto raramente è stata il centro della ricerca. Per colmare questa lacuna, il presente articolo indaga le tecniche interpretative con cui diciotto violoncellisti creano un senso di varietà in un contesto musicale assai regolare: il Preludio dalla Suite per violoncello solo, n. 4, in mi bemolle maggiore, di J. S. Bach. L’analisi affronta tre questioni principali in ogni registrazione: a) le diverse proporzioni di durata tra le varie note all’interno di ogni battuta e i modelli che ne emergono; b) l’importanza della dinamica nel sostenere, compensare o addirittura annullare l’effetto di a); e c) gli approcci relativamente instabili nell’intonazione di intervalli specifici nel Preludio. In definitiva, questa ricerca apporta nuovi casi di studio alla teorizzazione della varietà nella musica di moto pseudo-perpetuo, ponendo inequivocabilmente la performance come un elemento critico della teoria musicale.