The printing of Silvestro Ganassi’s Fontegara
A comparative survey of the extant copies
Abstract
L’articolo offre una rassegna dei diversi aspetti concernenti la stampa dell’Opera intitulata Fontegara (Venezia, 1535) di Silvestro Ganassi dal Fontego. Vengono, infatti, presentati i risultati di uno studio — il primo in assoluto — basato sul confronto filologico tra le otto copie esistenti della Fontegara, finora ritenute identiche. Dal momento che l’emergente attività di stampa svolse un ruolo determinante nell’ascesa socio-culturale, non sorprende che musicisti e artisti come Ganassi fossero interessati al miglior risultato possibile e al successo delle loro opere stampate presso il pubblico. Partendo dalle testimonianze personali di Ganassi, che descrivono le sue preoccupazioni circa l’accoglienza (o la disapprovazione) che il pubblico avrebbe riservato al secondo e terzo dei suoi trattati, la Regola rubertina e la Lettione seconda (Venezia, rispettivamente 1542 e 1543), l’articolo esamina la quantità e la qualità degli errori di stampa scovati in tutte le copie esistenti della Fontegara, così come le discrepanze tra di esse.
La Fontegara, il primo trattato dato alle stampe da Ganassi, contiene una notevole quantità di imperfezioni, sia nel testo verbale sia nel testo musicale. Questi errori potrebbero essere facilmente spiegati, e forse sbrigativamente liquidati, come prove delle difficoltà intrinseche e dell’alto livello tecnico necessario alla produzione di un pionieristico libro di musica come la Fontegara. Tuttavia, l’articolo punta nella direzione opposta, volendo sostenere che questi errori di stampa e di contenuto potrebbero essere visti, in una luce positiva, come tracce del processo creativo e produttivo del trattato di diminuzione più caratteristico del Cinquecento. A tale proposito, tali difetti sono considerati fonti di specifiche informazioni, che probabilmente sarebbero passate inosservate se avessimo preso in esame soltanto il materiale stampato perfetto e impeccabile. Infatti, dall’esame dei numerosi errori di stampa e di un limitato numero di varianti emergono informazioni significative sui metodi di stampa e sulle tecniche editoriali. Le discrepanze rinvenute nel materiale cartaceo, disseminate nelle diverse sezioni degli esemplari esistenti, sono valide testimonianze delle modifiche che le parti coinvolte nel processo editoriale ritennero necessarie e fattibili, tenendo conto dei vincoli tecnici ed economici che condizionavano l’editoria musicale del primo Cinquecento.
Ulteriori informazioni sul processo editoriale emergono anche dallo studio delle somiglianze tra la particolare notazione musicale presente negli esemplari della Fontegara e nelle cadenze manoscritte, aggiunte dallo stesso Ganassi nella copia conservata a Wolfenbüttel. In particolare, alcuni dettagli della notazione musicale autografa di Ganassi sembrano rispecchiarsi nel materiale a stampa; essi mostrano un certo livello di dipendenza tra la versione a stampa della Fontegara e una copia manoscritta preparatoria che potrebbe aver funto da modello per la preparazione della matrice xilografica. Pur non inoltrandosi in questioni di stile musicale, l’autrice ha ben presente che la maggior parte (circa il settanta per cento) delle imperfezioni nelle sezioni musicali del trattato è di natura ritmica e che, in modo alquanto inaspettato, le cadenze autografe mostrano una simile situazione. La coerenza degli errori ritmici presenti sia nelle fonti a stampa sia nelle aggiunte manoscritte porta a un’interpretazione alternativa, che induce a vederli come indizi del difficile processo creativo e compositivo di questo particolare genere di diminuzioni: la loro scrittura musicale sembra, infatti, sfidare tutti i soggetti coinvolti: autore, incisore, tipografo e fruitori del trattato.
Le singole varianti di stampa riscontrate negli esemplari della Fontegara vengono suddivise e discusse in due gruppi. Nel primo, viene esaminato il corpus più significativo delle varianti, vale a dire quelle che sono il risultato di scelte editoriali effettuate durante la fase di stampa, e mirano chiaramente a correggere alcune imperfezioni riscontrabili tanto nel testo che nella musica. Inoltre, la rassegna degli errori corretti mette in luce anche la natura eterogenea delle otto copie esistenti, dal momento che esse assemblano, una accanto all’altra, pagine stampate in diverse tirature senza tenere conto di una cronologia di stampa.
Il secondo gruppo di varianti, costituito dalle tracce lasciate da coloro che utilizzarono il trattato, è visto come fonte d’informazione sulla circolazione e sulla recezione della Fontegara. Oltre a ciò, le integrazioni autografe dell’esemplare di Wolfenbüttel presentano anche testimonianze del valore commerciale e, indirettamente, artistico della Fontegara. Altre annotazioni successive, ritrovate in altre copie, ci informano sulla recezione del trattato da parte di musicisti e bibliotecari. Last but not least, è di grande importanza il fatto che Silvestro Ganassi fosse direttamente coinvolto nelle diverse fasi della produzione del suo trattato. Dopo un breve richiamo ai passi normativi e legali necessari per produrre un libro stampato nella Venezia del Cinquecento, l’articolo esamina le particolarità del privilegio della Fontegara e il ruolo di Ganassi nel sollecitarlo, mostrando come, anche sotto quest’aspetto, il trattato deve considerarsi un’opera piuttosto straordinaria. Il diretto coinvolgimento di Ganassi apre la strada a un’indagine sui motivi per cui riuscì ad assicurare al suo trattato un margine di protezione piuttosto considerevole, che oltrepassa la durata tipica dei privilegi concessi all’epoca. Le particolarità del procedimento legale e le specificità del privilegio del trattato confermano, da un altro punto di vista, il valore commerciale e artistico della Fontegara, non soltanto per il suo autore, ma anche per il suo dedicatario, il doge Andrea Gritti e, per estensione, all’intera città di Venezia. La dedica del trattato alla più alta autorità della Repubblica di Venezia non è soltanto un’indicazione del mecenatismo dogale, ma anche una testimonianza del sostegno di Gritti alla concettualizzazione intellettuale della Fontegara, ad onta di un processo editoriale non sempre impeccabile, come attestano le numerose imperfezioni riscontrate nelle copie. Ricerche recenti hanno dimostrato come il trattato di Ganassi evidenzi sorprendentemente molte somiglianze stilistiche e testuali con due antiche trattati greci: gli Elementa rhythmica di Aristosseno e il De musica di Quintiliano, giunti a Venezia grazie alla donazione della propria biblioteca da parte del cardinale Bessarione. Come emulazione di questi libri antichi, la Fontegara diede un significativo contributo ai progetti culturali e artistici di Gritti per la città di Venezia, nell’ambito della cosiddetta renovatio urbis.