Exporting Naples
Geopolitics and Transculturality, from Io te voglio bene assaje to Caruso
Abstract
Napoli ha esercitato una notevole egemonia culturale sulle aree circostanti nel corso del diciannovesimo secolo, estendendo la propria influenza oltre confine, complice la massiccia ondata migratoria verso le Americhe. Verso la metà dell’Ottocento la città divenne il centro di una nascente popular music che suscitò interesse in molte parti del mondo, entrando stabilmente nel repertorio della salon music. Il presente lavoro intende mappare la diffusione del canzoniere napoletano all’estero, che si affermò in due principali modalità: inizialmente fu assimilato come prodotto per la classe media, nobilitato da compositori di provenienza classica; quindi, produsse un altro tipo di ibridazione favorito dall’emigrazione e dall’“effetto nostalgia” legato alla città. Con l’avvento dei dischi, la fama della canzone napoletana raggiunse l’apice in Europa, Americhe, Asia e Oceania. Progressivamente plasmata come prodotto glocal, la canzone napoletana ha funzionato come brand anticipando l’idea del “Made in Italy” e offrendosi dunque come importante caso-studio nell’emergente ambito della transculturalità.