Against the Grain and Out Yonder
Decolonizing the Music Conservatory via Vernacular Pedagogies
Abstract
In un Occidente post-industriale come quello del ventunesimo secolo, in cui la disinformazione e la “nebbia della propaganda” vengono intenzionalmente diffuse attraverso potenti e coinvolgenti mezzi digitali, la scelta di fare un’arte d’opposizione che si collochi in un ambito di esperienza locale, tattile, comunitaria e somatica rappresenta un vero e proprio atto di resistenza. Nei sistemi di educazione musicale universitaria, in cui i risultati e le valutazioni determinano le carriere e i finanziamenti, ogni tentativo di valorizzare — o addirittura di utilizzare — le pratiche artistiche del territorio locale è al tempo stesso una sfida sistemica e strategica. Attingendo a cornici analitiche mutuate dagli studi performativi, dall’antropologia della performance e da ricerche basate sulla pratica nell’apprendimento in team finalizzato alla realizzazione di un progetto, questo saggio analizza la produzione di una pièce di teatro musicale immersivo e site-specific, realizzata da un team universitario interdisciplinare formato da compositori, drammaturghi, insegnanti e studenti, in collaborazione con un’associazione no-profit locale. Vengono inoltre approfondite le strategie per il recupero della dimensione tattile, sociale ed esperienziale nell’epoca della pandemia da Coronavirus. I risultati di questo progetto dimostrano come la pedagogia “vernacolare” — una modalità di apprendimento che nella sua etica, nelle sue intenzioni e nei suoi modelli privilegia una progettualità legata ai contesti locali e alle dinamiche dell’apprendistato — può rappresentare una valida via d’uscita dalla gabbia di un’educazione musicale universitaria centralizzata, standardizzata e gerarchica, suggerendo un modello pedagogico funzionale all’esercizio di una cittadinanza artistica etica, attiva e partecipativa.
https://www.lim.it/it/chigiana/6406-against-the-grain-and-out-yonder