Nuove musiche e nuova storia
Attori e contesti delle pratiche per voce sola e concertato ristretto a Venezia (1600–1630)
Abstract
Sulla base di nuove fonti documentarie e musicali, l’articolo intende dimostrare come a Venezia, nel corso del primo trentennio del Seicento, le nuove pratiche di musica concertata a una, due e tre voci e basso continuo si diffusero assai più precocemente e rapidamente di quanto normalmente asserito nella letteratura musicologica. Vettore principale delle nuove pratiche fu il mecenatismo privato, che a Venezia assunse la forma di un fenomeno diffuso e trasversale, animato da soggetti appartenenti non solo al patriziato, ma anche al ceto cittadinesco e all’ampia e articolata classe dei popolari. Dopo un inquadramento generale del fenomeno e della connessa pratica dei ‘ridotti’ (una sorta di salotti musicali dell’epoca), illustrati grazie a un cospicuo corpus di dati frutto di una ricerca innovativa sotto il profilo metodologico, l’articolo mette a fuoco una singolare impresa mecenatesca: l’apertura, da parte di un’illuminata famiglia di ceto cittadinesco, di un «teatro» costruito appositamente per l’esecuzione di musica da camera. Partendo da una riflessione sulla qualità delle musiche eseguite in questa sede e sulle caratteristiche di una delle prime raccolte veneziane di musiche a voce sola — l’Orfeo, pubblicata da Bartolomeo Magni nel 1613 —, l’articolo prosegue illustrando le diverse forme di musica vocale (dall’aria strofica alla ‘lettera amorosa’ in stile recitativo), attraverso cui cui il germe della nuova musica concertata si diffuse in laguna nei due decenni successivi.
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