«Al fragor dei corni audaci»
La musica di Vivaldi per corno (1659–1689)
Abstract
L’impiego dei corni nelle partiture vivaldiane, documentato al più tardi nel 1714 , coincide con l’introduzione dello strumento nella musica colta veneziana. Come è noto, all’inizio diciottesimo secolo, il corno iniziò ad abbandonare lentamente, anche se non del tutto, il tradizionale ruolo di strumento ‘da caccia’. Da allora, nella musica di Vivaldi rivestì un ruolo prettamente concertante, sia nella musica da camera che nell’opera, caratterizzato da un proprio idioma musicale e dall’uso del solo corno in Fa. Tuttavia, sussistono tutt’oggi molte questioni aperte circa l’uso dei corni nella musica di Vivaldi; esse sono legate sia all’identificazione dei modelli di strumento a cui pensava il musicista veneziano per le sue composizioni, sia alla corretta lettura delle parti di corno scritte sul pentagramma. Difatti, Vivaldi adottò differenti tipi di notazione, e quindi non è sempre facile individuare l’altezza assoluta delle note che i cornisti devono eseguire. L’articolo affronta questi problemi, attraverso lo studio approfondito delle fonti manoscritte, il confronto con altre composizioni di autori contemporanei e, soprattutto, la definizione di moduli melodici idiomatici tipici dello strumento. Inoltre, l’articolo intende ricostruire lo sviluppo della scrittura vivaldiana per corno, suggerendo la datazione di alcune composizioni non datate. In ultimo viene offerto qualche consiglio su questioni di prassi esecutiva storicamente
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