Monsignor Lorenzo Corsi, mecenate di virtuose di musica nella Firenze del Seicento
Abstract
Avvalendosi di ampia documentazione inedita, il saggio illustra i tempi e i modi del mecenatismo musicale del fiorentino monsignor Lorenzo Corsi (1601–1656), un interessante caso di relazione con le arti, che si sviluppò nei luoghi in cui visse: Roma, Avignone e, soprattutto, Firenze, tra gli anni Trenta e Cinquanta del Seicento. Viene sottolineata l’appartenenza di monsignor Corsi a una famiglia che poteva vantare una solida tradizione musicale, in quanto suo padre era quel Jacopo Corsi il cui nome resta legato alla nascita dell’opera in musica a Firenze per aver patrocinato la rappresentazione di una Dafne con musica di Jacopo Peri su libretto di Ottavio Rinuccini. Gli interessi musicali dei Corsi non si fermarono quindi a quell’episodio ma trovarono una continuità in Lorenzo, che nel corso della sua vita si dedicò al collezionismo, soprattutto di quadri, e acquistò o fece realizzare preziosi strumenti musicali, che dovevano servire alle esecuzioni musicali da lui promosse nelle sue residenze fiorentine. Frequente fu poi, da parte di monsignor Corsi, la protezione accordata alle virtuose di musica, cantanti, strumentiste e compositrici. Dai documenti utilizzati emergono almeno tre di queste donne: la padovana Emilia Bassano e le fiorentine Lucrezia Secchioni e Maria Angiola Giunta. Le modalità adottate dal Corsi per sostenere queste artiste appaiono degne di interesse per quanto diffuse a Firenze della prima metà del Seicento, soprattutto negli ambienti da lui frequentati, quelli dei principi medicei e cardinali, quali Carlo e Giovan Carlo, per conto dei quali Corsi rivestì ruoli di rilievo, condividendone gusti artistici e culturali.