Snapshots of a genre in the making
Francesco Geminiani’s Sonate a violino, Op. 1, and Francesco Scarlatti’s 11 Sonatas a 4 as precursors of English Corellian concertos
Abstract
Il genere del concerto strumentale fu introdotto in Gran Bretagna da musicisti professionisti che li eseguivano nei concerti a Londra già negli anni Novanta del Seicento. I primi esempi sono costituiti dalle Sonate a cinque del violinista e compositore moravo Gottfried Finger (1660– ca. 1730), del tedesco Gottfried Keller (1657–1704) e dell’organista e compositore inglese William Croft (1678–1727). La struttura compositiva di queste sonate si basava sul dialogo di coppie contrapposte di strumenti acuti solisti. Successivamente, dei concerti destinati principalmente all’esecuzione dei professionisti furono composti sul modello del concerto a cinque, tipico dell’Italia settentrionale, adottando la forma-ritornello tipica di Vivaldi. In Gran Bretagna, tuttavia, era in uso una pratica esecutiva che vedeva coinvolti dilettanti e professionisti, e che portò alla diffusione di un diverso tipo di concerto o sonata, talvolta eseguito con più di un esecutore per parte. Questo genere di concerto, in questo articolo definito ‘concerto corelliano inglese’, sembra aver preso piede a metà degli anni Venti del Settecento. A creare le condizioni ideali per lo sviluppo di questo genere di concerto contribuirono sia l’interesse di lunga data degli amateur britannici per le sonate italiane, sia la consuetudine di raddoppiare le parti, affiancando i musicisti professionisti ai dilettanti,.
Ancora verso la metà degli anni Venti del Settecento, i dilettanti britannici, come, per esempio, i membri della loggia massonica Apollo Society, erano soliti eseguire in forma orchestrale sonate o concerti in forma di sonata, alcuni dei quali pubblicati una ventina di anni prima. Tuttavia, nello stesso momento, anche alcuni compositori italiani attivi in Gran Bretagna, come Francesco Geminiani e Francesco Scarlatti, iniziarono a comporre nuovi concerti simili a sonate su misura per questo mercato. È probabile che l’apparizione di queste opere negli anni Venti del Settecento sia da collegare al crescente interesse per quel tipo di musica che all’epoca si definiva ‘in stile antico’; questo repertorio, infatti, si contrapponeva allo stile vocale ostentatamente virtuosistico delle arie d’opera, che trovava riflesso nei concerti virtuosistici per solo e orchestra.
Giunto a Londra nel 1714, Geminiani si venne ben presto a trovare in una posizione favorevole per guidare lo sviluppo del concerto corelliano inglese. In breve tempo conquistò un’eccellente reputazione quale allievo di Corelli, grazie alle sue Sonate a violino solo op. 1 (1716), comprendenti diversi movimenti esemplati direttamente sull’op. 5 di Corelli. Attraverso l’op. 1, con le sue fughe centrali e i movimenti lenti armonicamente suggestivi, Geminiani divenne un compositore stimato per la sua scienza. I Concerti grossi di Geminiani apparvero più tardi, nel 1732, come op. 2 e op. 3, anche se con ogni probabilità, il concerto corelliano inglese si era sviluppato nel precedente decennio: uno dei concerti dell’op. 3 di Geminiani potrebbe essere stato composto già nel 1721 e questo articolo mostra che molti dei tratti distintivi della sua tecnica fugale possano essere visti già nelle sue Sonate op. 1 (1716). Indubbiamente Geminiani ebbe un ruolo determinante nello sviluppo del concerto corelliano in Inghilterra. I suoi concerti influenzarono chiaramente anche altri compositori attivi in Gran Bretagna, in particolare Giuseppe Sammartini, Charles Avison e John Stanley, che contribuirono alla diffusione del genere negli anni Trenta e Quaranta del Settecento.
Geminani, tuttavia, non dovette essere l’unico compositore di concerti in forma di sonata attivo in Gran Bretagna negli anni Venti del Settecento. Una raccolta di undici Sonate attribuite a Francesco Scarlatti, fratello minore di Alessandro, giunto in Gran Bretagna intorno al 1719, sembrano rappresentare una fase intermedia tra i generi di concerti che l’Apollo Society eseguiva a metà degli Venti e i concerti corelliani più evoluti degli anni Trenta del Settecento. L’unica fonte completa che li trasmette, sia pure in uno stato alterato dal copista, è una partitura manoscritta inclusa in un libro di esercizi copiato intorno al 1737 da Charles Avison, compositore e direttore d’orchestra di Newcastle. È difficile tuttavia misurare la portata dell’influenza di questi concerti scarlattiani. Tuttavia, le musiche conservate in questa fonte fanno pensare che il concerto corelliano inglese si fosse sviluppato grazie all’influenza di un repertorio che includeva non soltanto i Concerti grossi op. 6 di Corelli, ma anche i concerti in forma di sonata, a lungo prediletti dai dilettanti britannici, e la sonata a quattro sul modello napoletano.