«Pronti a ben servire»
L’orchestra dell’Accademia Filarmonica di Verona tra Sette e Ottocento
Abstract
Durante il Settecento, in Italia, l’orchestra rimase normalmente un organismo precario. I musicisti erano ingaggiati dall’impresario appaltatore, sulla base di un rapporto contrattuale di natura privata. Da ciò derivava un costante conflitto tra le problematiche di bilancio e l’aspirazione degli strumentisti alla stabilità finanziaria e sociale. Soltanto nell’Ottocento l’orchestra, insieme al coro e al corpo di ballo, si consolidò e divenne un organismo professionale, legato contrattualmente o per statuto al teatro e alla sua attività, sino a porsi come punto di riferimento nella vita culturale della città.
Com’è noto, si possono distinguere tre tipologie socio-istituzionali di orchestra tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo: 1. quella formata esclusivamente da strumentisti arruolati a tempo determinato; 2. quella stabile, che divenne progressivamente comune nella seconda metà dell’Ottocento; 3. quella mista che era costituita da personale permanente e stagionale, come si verificò a Parma, a Milano e a Trieste. All’ultima tipologia si può rincondurre anche l’orchestra dell’Accademia Filarmonica di Verona sin dagli ultimi anni del Settecento, come risulta dalla consultazione degli Atti del sodalizio. In passato il caso è stato oggetto di interessanti indagini; tuttavia, lo studio della documentazione d’archivio ancora inedita (contratti d’appalto, capitolati, regolamenti, retribuzioni, richieste di strumenti, controversie, organici), trascritta in Appendice all’articolo, consente di ampliare la prospettiva, con l’obiettivo di proporre un inquadramento storiografico della realtà veronese come fenomeno ‘orchestra di teatro’ nell’ambito della produzione e fruizione dello spettacolo operistico tra Sette e Ottocento.
Le problematiche relative all’organizzazione di un’orchestra stabile furono affrontate già nei primi decenni di vita del Filarmonico, come emerge dalla consultazione di uno dei verbali con cui riprende la serie degli Atti accademici, dopo il vuoto documentario del periodo 1734–1769. Nel 1780, l’anno in cui fu radicalmente modificato lo spazio scenico del teatro, si tornò sul proposito, parzialmente attuato nel 1769, di definire in maniera permanente l’assetto dell’orchestra. Il passaggio decisivo nel processo di stabilizzazione del complesso si verificò, tuttavia, nel giugno del 1794, quando si giunse alla costituzione di «una certa e limitata orchestra composta dei miliori suonatori veronesi», tenuti a prestare servizio nelle stagioni operistiche come in tutti gli eventi ufficiali programmati dall’Accademia e retribuiti con uno stipendio fisso annuale, cui si aggiungevano «le convenienti e relative loro paghe» serali che l’impresario era tenuto a corrispondere. L’evoluzione del complesso è ripercorsa dal 1794 al 1838, anno in cui esso risulta composto da quarantotto elementi, secondo un moderno criterio di equilibrio tra archi e fiati, sebbene schieri ancora un solo violoncello contro una fila di sei contrabbassi.